La Corsa
Emozioni in libertà
Per molti la parola corsa viene associata a uno sport, a una fuga; per me la corsa è stata un'ancora di salvezza. Se avrete pazienza di leggere le righe che seguono vi spiegherò come e perché.
Nel 2006 ho iniziato a correre, forse per fuggire da una vita che non mi piaceva più, fatta al tempo di lunghe giornate passate al bar o a chiacchierare con gli amici fino a tardi tra una birra e una sigaretta; giornate tutte uguali che lentamente mi stavano trascinando anche alla depressione.
Un bel giorno ho detto basta: mi sono allacciato le scarpe da ginnastica e sono partito senza un obiettivo preciso; il primo giorno feci 2 Km, il secondo 4 e 8 il terzo, e da lì non mi sono più fermato. Fisicamente mi sentivo sempre meglio ma soprattutto la testa mi dava sensazioni di libertà mai provate. Dopo due anni avevo già perso 18Kg (all'inizio pesavo 75kg) e questo non mi sembrava vero; in più non fumavo più e non ne sentivo il bisogno.
Oltre a ciò la corsa mi ha fatto incontrare persone meravigliose anche nella loro semplicità, persone che mi è naturale definire vere. Non potrò mai scordare le tante corse con Ferdinando e Gianni che mi portarono con Nerino a finire la maratona sotto le tre ore; la prima volta che ho terminato una maratona sotto le tre ero felice come un bambino la prima volta che si innamora ricambiato, una sensazione unica ed un ricordo che non mi abbandonerà mai.
Poi una notte di settembre (anche se è una citazione dei Nomadi...) mi trovavo su una pista correndo la 24X1 ora ed ho incontrato Paolo, un incontro che ha segnato la mia vita di corsa. Lui è uno dei migliori amici che ho, e ricordo che sono bastate due chiacchiere fatte assieme per capire che sarebbe stata un amicizia lunga e sincera; con Paolo ho sopportato allenamenti massacranti, ma di grandi soddisfazioni (ricorderò sempre un allenamento collinare di 25 Km fatto a tutta, con gli ultimi 3 Km ad un passo di 3'29 sec. di media). A ogni gara e ogni allenamento alla fine c'è sempre stata una stretta di mano accompagnata da un sorriso, perché nessuno dei due soffre se arriva dopo l'altro, anzi siamo sempre felici quando uno dei due migliora il proprio personale in qualsiasi distanza. Abbiamo cominciato a fare anche staffette sempre in coppia: se capitava che non arrivavamo primi chiudevamo sempre secondi o terzi, ma alla fine c'era sempre una birra gelata per reintegrare le energie spese.
Negli ultimi anni poi ho la corsa mi ha fatto conoscere e apprezzare sempre più Igino, che è diventato il mio mentore nonché un grande amico: con lui mi consiglio sulla corsa ma non solo su quella. Ormai Igino fa parte della mia famiglia, ed il suo esempio mi ha portato a migliorare me stesso sulla corsa ma anche nella vita di tutti i giorni.
Ricordo quante volte mi ha seguito in bici e quante di queste volte era sotto veri e propri nubifragi, io correvo e lui pedalava era lì sempre pronto a darmi una pacca sulla spalla (dai Fede sei fortissimo) così io ripartivo quasi mi avesse caricato a molla.
La corsa per ognuno di noi può essere solo uno sport fatto di grande fatica, ma per me è anche una fuga e un momento di evasione dai problemi quotidiani; la corsa per me è tutto questo, è vita e se ti innamori della fatica che fai in corsa andrai sempre avanti, oltre ogni ostacolo.
Il mio motto è A BOMBAZZA, che sia pianura o salita si deve sempre correre al massimo, liberare la mente per sentirsi vivi.
Lo sport dovrebbe essere questo: una droga per giovani e non, una sensazione della quale non si può più fare a meno una volta provata.
Federico Trivellin